Dimenticarti mai

Si, non è facile dimenticarti perchè sei ancora qui, tutto e tutti parlano di te.
Penso a Giuli e ci sei tu. Penso a Giorgina e ci sei tu. Guardo il volto di tua figlia e li ci sei straordinariamente tutto. Guardo un pandoro e non lo posso più vedere come quando c’eri tu.
No, impossibile dimenticarti.

Autore: La Tizi

Il terzo fratellino

La vita cambia le persone, si dice no?
In effetti, al di là dei luoghi comuni, non mi sento di smentire tale affermazione. Io e Tizi, caratterialmente parlando, eravamo due persone completamente diverse (nonostante il nome identico).
Esuberante, provocatorio, ipercritico lui. Timida, discreta, riservata, schiva io (perlomeno in gioventù, ora mica tanto).
Le priorità, che durante il corso della vita ci portano a percorrere strade diverse unite alle evidenti differenze caratteriali non ci hanno mai permesso di approfondire meglio il nostro rapporto famigliare. Lui era il marito di mia sorella, punto? Tra di noi esisteva una sorta di rispetto reciproco che percepivo, ma tutto fluttuava su una linea superficiale e al tempo stesso sentivo che il rapporto famigliare poteva essere migliorato. Poi si sa come vanno queste cose: gli impegni, la tua vita personale, i problemi, il figlio da crescere, la vita sociale, non ci lasciano molto spazio per gli altri, anche se sono persone a cui vuoi bene. E non è nemmeno semplice trovare la chiave giusta per aprirci l’uno verso l’altro, anche se questo ci permetterebbe di arricchirci. Alla fine, dopo molti anni, quella condizione ci bastava.

Poi… ci fu un momento inaspettato che cambiò il punto di vista, ci fu una svolta imprevista nel nostro rapporto. Ricordo quel periodo ancora con una sensazione di amarezza. Nostra madre muore (mia, di Giuli e di Nico). Arriva il momento delle questioni pratiche da sbrigare e noi tre sorelle si discuteva cosa era meglio fare. Tra le nostre decisioni si contrappose Tizi con un’uscita che trovai fuori luogo, ero infastidita dalle sue parole (sappiamo quanto poteva riuscirci bene). Ebbi una reazione inconsueta: gli dissi chiaramente di non intromettersi. Non ricordo quanto ci misi per accorgermi di aver detto qualcosa di crudele, Tizi era sinceramente legato ai miei genitori, lo sapevo e nonostante questo lo avevo ferito: fu un malessere che non riuscivo a mandare giù, non riuscivo a perdonarmelo. Ecco, da quel momento così delicato il nostro rapporto si capovolse completamente. Mi scusai del mio comportamento e da quel momento tra di noi fu tutto più facile, più spontaneo, più sincero, un sottile legame di complicità me lo fece sentire finalmente come un fratello vero.

Dal dolore può nascere qualcosa di speciale.

Autore: la Tizi

Attenti, arriva il mostro

Scrivere di lui mi suona strano “ora” ma sono convinta che per te Giuli, scoprire schegge di Tizi attraverso i ricordi di chi lo conosceva, possa essere un buon modo per sentirlo ancora vicino, ed eccomi qui.
Ho molti aneddoti da raccontare, la maggior parte di questi, come puoi ben immaginare, ti saranno famigliari. Tra i tanti vorrei iniziare con un momento che aveva una scadenza ciclica ben definita, si presentava ogni anno, un ricordo dal sapore famigliare.
Ad ogni vigilia di Natale era nostra abitudine riunirci a casa mia per il famigerato “cenone”, non tanto per celebrare l’evento religioso in se ma perché nel tempo era una diventata una nostra tradizione di famiglia. Si passava la giornata a cucinare pietanze particolari e a fine cena, dopo una lunga serie di portate, ero solita preparare un dolce: un pandoro tagliato ad anelli e sistemato come a formare un alberello. Una crema al mascarpone colava giù per le punte posizionate in modo alterno e donava un effetto decorativo a cascata. Tizi, la prima volta che lo vide, lo chiamò “mostro”, evidentemente l’aspetto lo aveva colpito e da quella volta il nostro “mostro” ritornò tutti gli anni per quella ricorrenza. Si divertiva a prendermi in giro e giocava a criticare la mia cucina poi, al momento di servire l’ultima portata, mi chiedeva: “Hai preparato il mostro?” beh, non poteva mancare! Sono sicura che in fondo gli piacesse davvero. Il mio caffè invece sono certa che non gli piacesse per niente e non mancava certo di farmelo notare ogni volta.

Da quando Tizi ci ha lasciato, nessun “mostro” è comparso più sulla nostra tavola.

Autore: La Tizi